La realtà supera black mirror

Stamattina ho appreso la notizia del ragazzo di ventitré che nel novarese ha accoltellato e ucciso il suo migliore amico per questioni sentimentali, “per dargli” – citando le sue testuali parole – “una lezione che serve a far capire che non ci si intromette nei rapporti degli altri”.

Basterebbe questo a definire la vicenda agghiacciante, come basterebbe la derubricazione, sempre per voce dell’assassino, della raffica di coltellate inferte al coetaneo a rango di “cazzata”.

C’è però una cosa che, se possibile, aggiunge sbigottimento e inquietudine alla vicenda, poiché subito dopo il gesto, nelle ore che ne hanno preceduto l’arresto, la preoccupazione principale del ragazzo è stata quella di pubblicare un post di giustificazione su Facebook e una serie di stories su Instagram, dalla quale traspaiono una freddezza e una totale mancanza di comprensione della gravità di quanto appena fatto.

Non riesco francamente ad immaginare se ci sia e quale possa essere il limite a certe derive sociali e relazionali, non sono un antropologo e anche se lo fossi probabilmente non sarei molto più vicino alla risposta. So solo che in questo caso non riesco a dirmi che è il mondo che va ad una velocità e in una direzione che io non riesco a comprendere per limiti miei.

Forse, ma voglio sperare che non sia così, arriveremo anche al punto in cui certi fatti e certi linguaggi comunicativi saranno percepiti come normali e non susciteranno più scalpore e amarezza. D’altronde qualche serie tv ci ha già sapientemente messo in guardia da certe derive.

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