Il filo conduttore fra tutto quello che mi appassiona è in un certo senso Roma. Ci ho vissuto per sei anni e i tonnarelli cacio e pepe sono stati una delle prime scoperte della Capitale. A Roma ho dovuto cucinare per me stesso e per gli altri, tutti i giorni, da riposato e da stanco, per onorare o per “acchiappare”, e ho imparato ad apprezzare i colori e i suoni dei mercati rionali. Quello di via Catania resterà sempre nel mio cuore.
A Roma ero il “gobbo” in mezzo ai romanisti, tifoso di quella Juve odiata più degli “sbiaditi d’a a Lazio“, e ho dovuto mimetizzarmi in curva nord senza farmi notare mentre facevo il pugno per esultare quando Buffon parava un rigore a Totti.
A Roma, infine, ho potuto assistere ad una miriade di concerti di artisti che già amavo o che ho imparato ad amare. Il caso ha voluto che ci capitassi proprio negli anni del risveglio del fermento musicale capitolino, del Rock in Roma all’Ippodromo delle Capannelle, del Luglio suona bene alla Cavea dell’Auditorium, di Roma incontra il mondo a Villa Ada. Solo per citarne alcuni.
Roma è la città che ho amato e amo con tutto me stesso ma che dall’altra parte in qualche modo di repelle.