E se provassimo a scendere dal pulpito?

Mi ha molto colpito la notizia del ragazzo di Cittadella morto per un’overdose di eroina ad appena ventitré anni.

Sarà che da quando sono diventato papà certe notizie mi fanno un effetto ansiogeno molto più dirompente, sarà che sono da sempre molto suscettibile nei confronti delle anime fragili e perse, o forse semplicemente sarà che non riesco ad accettare che si possa morire in questo modo a ventitré anni.

Non mi va però di entrare nel merito di questioni troppo più grandi di me e del mio pensiero, perchè neppure una conoscenza diretta e profonda delle persone può spiegare fino in fondo la ragione di gesti come il “suicidio”, che sia quello in senso stretto o quello lento della consumazione attraverso l’eroina.

A fare da macabra cornice a questo caso – come a molti altri fatti di cronaca – è però la valanga di “sentenze”, giudizi approssimativi e insulti che i social hanno vomitato sul ragazzo e sulla sua famiglia.

Troppo facile dire e sbrigativo dire “i problemi della vita non si affrontano con le droghe”, eppure basta perdere cinque minuti del proprio tempo nel leggere un po’ di commenti alla notizia per rendersi conto di come sia una delle reazioni più diffuse.

Perché e come siamo arrivati a questa miseria umana? per quale motivo non riusciamo più, non dico ad usare empatia, ma a rispettare il dolore e la sofferenza degli altri? fa parte anche questo atteggiamento della guerra fra “poveri” che una società sempre più individualista ci invita a combattere?

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